“Noi amiamo, perché egli ci ha amati per
primo. Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un
mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio
che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami
anche il suo fratello”. (1Gv 4, 19-21)
La
Parola di Dio è carica di amore per il prossimo.
Siamo
noi che separiamo i tre amori a cui siamo chiamati (l’amore a noi stessi,
l’amore al prossimo, l’amore a Dio).
Quando
l’amore funziona, è sempre un amore a se stessi, agli altri e a Dio. Escludere
uno di questi amori significa togliersi dalla logica della fede cristiana così
come ce l’ha insegnata Gesù Cristo. Per questo un altro esercizio di realtà
importantissimo è l’amore.
Solo
quando amiamo siamo reali.
Senza
amore siamo desiderio, attesa, emozioni, calcolo, strategia, ma non siamo
reali. L’Amore e l’amare ci mettono al mondo.
Tutta la vita
cristiana è un continuo impegno ad imparare ad amare. Siamo nati con questa
vocazione profonda. Se non amiamo stiamo male, e la morte comincia a farsi
spazio dentro di noi attraverso la tristezza, il non senso, il male oscuro
della depressione. Gesù lo dice chiaramente nel Vangelo di Giovanni: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli
altri”. (Gv 13,34)
Questo comandamento è un comandamento
che non contraddice tutti gli insegnamenti ricevuti, ma è un comandamento di
sintesi; è come voler dire: “in definitiva imparate ad amarvi e capirete ogni
cosa”.
Il
nostro vero problema è recuperare ciascuno di questi tre amori e cominciare a
viverli in unità e non più in maniera separata.